EDUCAZIONE DEL GENERE UMANO
Almeno un sogno dei comunisti si è realizzato: sembra che nessuno crede più in Dio. Ma è un bene per la società?
Non sembra proprio.
Oggi come oggi l'idea di una società socialista si annida più negli ambienti medio-alti che tra gli operai. Questi ultimi, sentendosi minacciati nei loro diritti dagli emigrati e dai rifugiati, sostengono le destre xenofobe e odiano la sinistra che vorrebbe accogliere tutti i loro “rivali”. Sicuramente non tutti quelli che votano Salvini sono dei mostri insensibili, molti credono sinceramente che i profughi africani non hanno da cosa scappare e che in Italia vengono solo per comprarsi un IPhone e vivere sulle spalle degli italiani, ma in ogni caso l’atteggiamento di queste persone è basato sulla convinzione che i loro diritti sono più importanti di quelli dei poveri non italiani.
Succederebbe questa cosa se la maggioranza del popolo fosse ancora credente? La logica mi dice di no. E la conferma storica di questo mio sospetto è che la maggioranza dei partigiani italiani proveniva dal popolo semianalfabeta. E anche se molti erano comunisti, non erano di certo cresciuti nell’Unione Sovietica. Provenivano dai paesini e dalle comunità cristiani. Io non sono religiosa, non sono pagata dalla Chiesa per promuoverla e, in questo discorso, l’esistenza o meno di Dio per me non ha nessuna rilevanza. Ma sono d’accordo con Voltaire quando dice che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo. Per chi non ha ancora capito, spiego perché. L’uomo comune, almeno al livello attuale dell’evoluzione, è fatto in modo di dover essere controllato. Lasciato a se stesso diventa pericoloso o comunque ingiusto. Sicuramente ci sono eccezioni, ma il loro numero non fa che confermare la regola. Per questo tutte le attività umane sono regolate dalle leggi. Ma esiste una dimensione della società che, per quanto importante, non può essere regolata dalla legge. È la sfera morale. Il fastidio per i moralisti (pessimi soggetti inclini a prediche fastidiose) è legittimo. Spesso però tale fastidio rischia di trasformarsi in fastidio per la morale in quanto tale, e questo è un grave abbaglio. La morale NON è il moralismo, ma è l’insieme delle idee, convinzioni e atteggiamenti che sono di fatto diffusi in un certo contesto sociale e in un certo momento storico. L’indebolimento del potere della Chiesa sulle coscienze delle persone e il diffondersi del pragmatismo capitalista ha creato dei novi mostri, proprio perché la vecchia morale, considerata, a ragione, ipocrita, non è stata sostituita con una morale nuova.
Rifiutare l’ipocrisia non dovrebbe significare rinunciare anche ai valori. Non si può gettar via il bambino con l’acqua sporca. Quando una morale viene rifiutata dalla società in quanto obsoleta, va necessariamente sostituita con una morale più elevata. Ma finché questa nuova morale non si radica nella società a punto di diventare dominante, conviene non sradicare del tutto la morale vecchia. Non sarà questo il motivo per cui Berlinguer, avendo capito che il comunismo dell’Unione sovietica non era del tutto autentico, ma che aveva tanti problemi ed era ipocrita almeno quanto la fede cattolica, ha pensato di procurarsi gli alleati democristiani?
27 giugno2021 alle ore 12:17

Irina Brashchayko

Commenti   

#1 Super User 2021-06-29 08:36
Premessa: il mio intervento non vuole essere un attacco alla tua opinione ma innescare un dialogo costruttivo.
Dovremmo quindi alimentare illusioni per evitare che la società si sfasci? Da comunista e non credente credo che al posto delle illusioni di un Dio che minaccia pene eterne dovremmo proporre un modello di società che garantisca a tutti la possibilità di realizzare la propria felicità INSIEME agli altri e non in concorrenza.
Quanto alla morale giustamente definita il punto di vista delle società siamo sicuri che l'accezione "società" non si riferisca piuttosto ad una cerchia ristretta di persone? Qui viene in ballo il potere che oggi è possibilità di far valere sugli altri il proprio volere. Per me potere significa servizio verso il prossimo, non esiste potere che non sia da mettere a disposizione dei bisogni, delle necessità e perché no dei sogni di tutti a partire dagli ultimi.
Una società migliora solo e se la distanza in termini di benessere tra chi sta meglio e chi sta peggio non mortifichi l'umanità dei poveri e non esalti talmente tanto la ricchezza da far pensare che tutto si può possedere.
La borghesia, eliminando Dio come sostieni (e non tanto a torto) ha solo voluto eliminare un potenziale gestore del potere per sostituirsi ad esso. Ai comandamenti sacri di ogni religione si sta sostituendo il sacro comandamento che tutto si può acquistare, che tutti possiamo vendere (ultimamente mi fa schifo la pubblicità di Vinted, l'app con la quale tutti vendono tutto). Insomma il possesso, l'avere regola il mondo; alla fine il dilemma è sempre il VERBO: l'ausiliare "avere" al posto di "essere" con buona pace dei valori di ogni sorta, epoca, nazione.

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