Le logiche dell’impotenza

Ricordate Ritorno al futuro? È un vecchio film del 1985 a cui la mia generazione è parecchio legata. Parlava essenzialmente di riti di passaggio, della loro importanza nelle nostre esistenze, della loro irrevocabilità.

Allo stesso tempo, però, incarnava anche un sogno: quello di una società talmente progredita tecnicamente da potersi riappropriare della dimensione storica del Passato in modo da poterla deformare a suo piacimento.

Di lì a poco sarebbe caduto il muro di Berlino e uno storico, Francis Fukuyama, avrebbe decretato addirittura la fine della storia.

In assenza di progetti politici e sociali alternativi, a molti, il capitalismo (o se preferite: il neoliberismo) sembrava il più perfetto dei mondi possibili; era considerato l’unico sistema politico capace di custodire un’idea di Futuro praticabile. Era logico, dunque, supporre che quel sistema avesse provato a colonizzare anche il Passato. Voleva tutto, poteva tutto.

La parabola di Martin McFly, in fondo, raccontava di un sistema di produzione e consumo capace di una potenza politica (e tecnica) tale da accarezzare persino il sogno di poter prendere d’assalto anche il Passato, nella sua dimensione temporale.

A distanza di 34 anni, cos’è rimasto di quel sogno?

Poco o nulla. Il Futuro è stato spazzato via dal nostro orizzonte di senso, basti pensare alla capacità di penetrazione del fenomeno Greta Thumberg. Milioni di giovani, lungi dal credere che il progresso sia inarrestabile, si chiedono molto più prosaicamente cosa accadrà tra 11 anni, quando il mondo inizierà il suo collasso e il futuro semplicemente smetterà di esistere.

Idem per il Passato, ostaggio perenne dei revisionismi, del continuo arretramento prodotto dalle narrazioni “alternative”, incapace di generare legittimità, grottesco nel suo dibattersi dentro le stanze asfittiche della post-verità. Anch’esso non esiste più, se non nelle comunità immaginate propinate dall’estrema destra come premessa alla loro ascesa.

Rimane solo il Presente, l’unica dimensione nella quale pensiamo ancora di avere un controllo, seppur minimo.

Rimane anche, purtroppo, la stessa idea di potenza illimitata che ci caratterizzava nel 1985. Crediamo ancora che la politica e la tecnica abbiano un potere enorme, peccato che l’abbiano delegato da tempo all’economia.

La politica degli Stati europei, in particolare, vive il paradosso comico di non potere più niente, ma di auto-rappresentarsi come se potesse tutto.

Basta guardare a ciò che è successo negli ultimi vent’anni: le decisioni in materia monetaria, economica, e fiscale - le decisioni realmente politiche, insomma - sono tutte prese da enti sovranazionali, a cui gli Stati delegano il potere reale.

Tuttavia, le televisioni e i social sono pieni di leader che parlano di rivoluzioni, di giornate storiche, di sovranità. Ostentano un potere che non hanno, salvo poi provare a fare le finanziarie con quello che possono, con gli spazi di manovra ridottissimi che qualcun altro cuce su misura per loro.

Abitano l’impotenza. Un’impotenza talmente plateale da dover essere nascosta da quintali e quintali di spettacolarizzazione.

Il voto di ieri, favorevole al taglio dei parlamentari, ne é un esempio plastico.
Frutto di un uso spericolato dell’infantilismo politico della propria base elettorale, è già stato spacciato come un “passo storico”, una “grandissima vittoria dei cittadini”.

In un paese con un bicameralismo perfetto, destinato ad avere un maggioritario puro in chiave presidenzialista (e non un proporzionale come qualcuno, bontà sua, ancora crede), ridurre il numero dei parlamentari equivale a imprimere una torsione autoritaria, ridurre gli spazi d’azione della già debole rappresentatività democratica liberale a ESCLUSIVO beneficio dell’economia.

È la Caporetto di quel uno vale uno che promettevano alla loro base. Uno non è mai valso uno. Da oggi, però, in Italia, vale anche di meno.
È, insomma, il trionfo dell’impotenza politica, applaudito come se fosse una rivoluzione senza precedenti. L’euforia ostentata dai cinque stelle ricorda l’analoga euforia mostrata il giorno in cui Tria (e non la Troika) aveva dato il suo benestare per uno sforamento del deficit del 2.4 (poi portato in maniera furbetta allo 2.04): erano andati tutti in balcone a festeggiare, mostravano sorrisi estasiati, urlavano: libertà, libertà. Anche allora parlavano di “giornata storica”, di “vittoria dei cittadini”. Dovevano giustificare l’alleanza gialloverde al loro elettorato di sinistra. Oggi, devono giustificare la loro alleanza giallorosa al loro elettorato di destra.

Non è che sia cambiato granché.

Non cambierà mai granché.

La ragione è semplice: non sono altro che comparse. Tra qualche anno saranno completamente spazzati via. E l’impotenza sceglierà altri personaggi, altrettanto squallidi, per mettere in scena una potenza che semplicemente non esiste più, di fronte ai nuovi blocchi sociali che avrà contribuito a creare nel frattempo.

09/10/2019

Daniele Zito


Commenti   

#1 Nicolò Vignanello 2019-10-09 15:33
Non voglio criticare ma sono avviare un confronto.
Fatta questa premessa più per chi leggerà che per te caro Daniele; devo dire che ometti un passaggio relativo ai dati storici: non da soli trent'anni l'economia guida la politica, la tecnica e la tecnologia (di questo parli ed a questo mi limito) ma da secoli e credo che abbiamo il dovere di sottolineare che tra i primi ad evidenziarlo vi sono Marx ed Engels per non parlare del nostro più caro Gramsci che lo scrisse a chiare lettere.
Certo a leggere meglio sottolinei anche questo ma in un mondo, in un Paese in cui pochi leggono poco forse ricordarlo a chiare lettere non è male non foss'altro per avere la prova che le battaglie, anche quelle ambientaliste, le abbiamo fatte e non ci dispiace che le facciano anche i giovani oggi, anzi ...

Resta l'amarezza di non avere fatto forse tutto il possibile ma con essa anche la certezza che il cambiamento esige sforzi per essere indirizzato verso la corretta via e che solo chi ha dietro una vita di lotta credo potrà sopportare ancora tale fatica.

You have no rights to post comments

Powered by OrdaSoft!