La lotta deve essere per i diritti senza distinzione

Temo che il problema non siano più le sottili distinzioni fra diritti sociali e civili ma ci sia un’emergenza o meglio una prassi negativa dei diritti. In una scala di valori credo che farci le battaglie sulle distinzioni far civili e sociali sia pressoché fine a se stesso se non si parte delle battaglie nel loro complesso e per la riconquista dei diritti.

Oggi i governanti che non siedono solo a Roma ci impongono doveri in nome di una economicità che fa comodo a loro ma che si pone contro le lavoratrici e i lavoratori di questo Paese come del resto d’Europa.

“… e le libertà che avete mica c’erano a quei tempi, noi ci siamo fatti il culo, tocca a voi mostrare i denti” credo sia una sintesi ed un buon punto da cui partire.

Una sinistra che si reputi tale deve in primo luogo riconoscere che le priorità sono e restano quelle legate al riconoscimento dei diritti a tutti, anche qui senza distinzioni.

Ritengo che il riconoscimento di uguali basi di partenza sia il modo migliore e più vantaggioso che abbia la società per progredire e per rendere la vita di ciascuno migliore.

Non è l’egoismo, figlio dell’individualismo, la soluzione ai miei problemi ma tutt’altro.

Se guardiamo nella giusta direzione e sfondiamo il recinto del nostro bel giardino troveremo un mondo variegato e, se ne apprezzeremo le diversità, bello se no addirittura fantastico.

Fantastico è il termine giusto perché il mondo fuori di noi presenta talmente tante varietà che la nostra fantasia mai potrà contenere; varietà che devono essere un valore aggiunto non una minaccia al nostro essere.

Siamo unici, ciascuno di noi lo è e se proprio vogliamo legarci all’individualismo facciamolo in nome della difesa universale di questo valore che riteniamo fondamentale, mi spiego. Facciamo in modo che la nostra individualità sia arricchimento per gli altri come quella degli altri lo è e non solo lo può essere per noi; facciamo che il nostro giardino sia foriero di frutti, piante e fiori di tutto il mondo anzi facciamo che il nostro giardino sia il mondo intero. Riuscite a vederne la meravigliosa bellezza!?

È così coltiviamolo quel giardino, facciamo che i nostri diritti siano riconosciuti agli altri e che i loro diritti diventino in nostri perché il senso profondo dell’umanità deve e non solo dovrebbe essere quello di sentirci parte di un complesso sociale dove “il libero sviluppo di ognuno è condizione per il libero sviluppo di tutti”.

E allora smettiamola di parlare di diritto alle ferie, ai permessi, di diritti sociali, di diritti civili e, per una sinistra che si rispetti, ancor prima di diritto al lavoro e cominciamo a ridiscutere di diritti che siano il risvolto della medaglia dei doveri cui dobbiamo adempiere con semplicità.

Un solo appunto: discutiamo di diritti e doveri, battiamoci per il primi senza dimenticare i secondi ma soprattutto non facciamoci ingannare, va ribadito, dalla propaganda che vorrebbe imporci doveri che ammantano e nascondono vero sfruttamento.

Siamo liberi nella misura in cui lo sono tutti.

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