Quando la scienza diventa un fatto personale

Sono cresciuto con poche idee abbastanza precise. Una di queste riguardava la scienza che ho sempre visto, per quel che mi hanno insegnato, come quella branca del sapere che, partendo da dati precisi ed incontrovertibili, arrivi a formulare tesi poi comprovate dai fatti; tesi direi matematiche, scevre da considerazioni personali.

Poi arriva nel 2020 un virus, uno sconosciuto microorganismo che ha sconquassato le leggi di tutto dalla fisica alle norme di convivenza (forse quelle della fisica no, ma un colpo, per quel che dirò, l’ha dato).

In un primo tempo sono rimasto bloccato ed ho cercato di capire quel che stava succedendo intorno a me; ho provato ad informarmi.

Provando a far buon uso della poca intelligenza rimastami, sono andato alla ricerca di dati precisi e mi si è aperto un mondo anzi un insieme caotico di stelle nell’universo, non ho trovato dati.

Allora ho provato ad ascoltare chi, in teoria, ne sa più di me in materia perché se ho un mal di gola non vado dall’idraulico e se ho una tachicardia non vado dal fabbro.

Sono rimasto basito nel sentire le parole dei virologi e dei medici di diverse branche di questa scienza perché invece di trovare interventi univoci mi son ritrovato di fronte ad una situazione per me paradossale alla luce di quanto detto prima: si andava da chi diceva che saremmo tutti morti a “scienziati” che negavano il problema, due sponde di un oceano in cui si ritrovava di tutto.

Così la scienze ha preso la via dell’opinione, il collettivismo e la comprova degli esperimenti ha lasciato posto all’individualismo, forse il vero protagonista malato di queste assurde vicende nella terra degli esseri umani.

La comunità scientifica – come ci siamo ritrovati ad evidenziare con un mio caro conoscente chimico e accademico – ha fatto una pessima figura. Di fronte ad un male sconosciuto, ad un nuovo virus, invece di ritirarsi in camera di consiglio (come si dice nel mio gergo o in camera caritatis come più comunemente si proclama) a valutarne pericolosità e modalità di contrasto, ha preferito lanciarsi in estemporanee dichiarazioni da vip nella speranza di avere cinque minuti di gloria sui media, incurante del suo ruolo di potenziale risolutore del problema.

Non male per una comunità che dovrebbe avere come missione la ricerca e la cura dei mali, davvero una figura da ebeti che ha dato il destro ai tanti inesperti di ergersi a tutori della vita di tutte le specie viventi esistenti.

Così la scienze è diventata opinione, così chi ha visto una tavola degli elementi ha potuto sostenerne, ammirarne ed esaltarne la varietà dei colori senza capirne minimamente il significato profondo, forse fermandosi a deridere un elemento dal nome strano e simile al loro modo di essere: lo stronzio!

 

Il tempo spesso più “avaro, vecchio e anche brutale” che “galantuomo” non ha, di fondo, modificato le cose; il virus è scemato fino a quasi arrendersi (il che, come ho detto dal primo momento, è l’unica via attraverso la quale l’avremmo battuto) ma le lotte intorno a lui si sono inasprite.

 

Non meglio è andato negli altri settori del sapere umano anzi in tutti gli altri settori delle attività umane.

Per quel che mi riguarda da artigiano del diritto qual ero e da operatore nel campo giudiziario qual mi ritrovo ad essere quindi sempre nel medesimo campo della conoscenza umanistica ho assistito ad eventi illogici ancorché privi di fondamento giuridico e di correttezza.

I primi provvedimenti di legge in Italia mi hanno dato la misura – se mai ne avessi avuto bisogno – dell’inadeguatezza dei governanti nel gestire la situazione. Per ben quattro volte si è fatto precedere l’annuncio ai provvedimenti di legge e già dal primo ho segnalato che è un modo giuridico suicida di procedere poiché se non emani la legge non hai strumenti per contrastare le violazioni a quelle norme annunciate.

Il seguito è stato pure peggio perché invece di utilizzare mezzi giuridici adeguati, collegiali e democratici, si è preferito esaltare l’uomo solo al comando come se in una nave in tempesta contasse solo il cocchiere.

In quel mare in tempesta ho provato a intravedere il faro sulla riva ed ho subito di tutto ed ho provato ha schernirmi senza contrattaccare perché non credevo fosse il caso.

Ho provato a far comprendere che la salute è un bene cui non possiamo rinunciare ma non il solo, che accanto ad essa la libertà è fondamentale. Mi hanno attaccato quasi dandomi dell’assassino perché da morto non avrei avuto nulla di quel che farmene della libertà senza la salute. Il mio solo riscontro, proprio per evitare di inasprire gli animi, è stato che nella storia degli esseri umani in tanti hanno preferito la morte alla mancanza di libertà.

Qui almeno il tempo mi ha dato ragione ma gli interlocutori, trasformatisi nel frattempo da paladini della salute in difensori della libertà, non me ne hanno dato contezza; pazienza.

Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana e così via siamo arrivati all’oggi passando anche qui per un oceano fra le due sponde della negazione del covid al volerne sostenere la sua estrema pericolosità e attualità.

Il covid esiste e nessuno provi a negarlo.

Quello che rifiuto di riconoscere è l’assoluta veridicità di posizioni che rendono incapaci l’ascolto.

Fa male, fa soffrire e fa pena vedere gente azzannarsi, fortunatamente solo a parole, nella difesa della propria posizione. Non si tratta del classico “partito preso” perché capita anche che entrino in contrasto gente sinceramente dalla stessa parte, della stessa ideologia o solo concordi nelle idee.

Le etichette non mancano: no-vax contro favorevoli alla vaccinazione, contrari al certificato verde (chiamarlo nella lingua madre mi farà apparire meno chic ma per me è importante più essere compreso che apparire colto) contro chi distribuirebbe anche il cip sottopelle; anche qui fra le due sponde un oceano non pacifico.

Non chiedo e non chiederò mai a nessuno di deporre le proprie armi ideologiche né di rinunciare alle proprie convinzioni; chiedo piuttosto che ciascuno se ne formi ma alla luce di dati corretti, di elementi da valutare con estrema attenzione.

Perché è vero: il virus esiste ma sul vaccino come strumento scientifico per contrastarlo i dubbi legittimi possono esserci.

Prima di essere frainteso vi dico che mi sono vaccinato subito non perché me lo chiedeva la propaganda ma perché contattati tre amici medici tutti e tre in diverse occasioni e quasi senza conoscersi fra loro mi hanno consigliato di vaccinarmi; il mio non è stato un atto di fede ma un doveroso atto di fiducia verso persone che considero valide ed esperte in un settore di cui so poco, pochissimo rispetto a loro. È giusto così perché non ci si fa, lo ripeto, operare chirurgicamente da un muratore e non si chiede ad un fisico teorico di ricostruirci casa o imbiancarci le pareti.

Quello che è mancato ancor una volta è stata la capacità di ascoltare gli altri, del rispetto verso le posizioni diverse dalla nostra finendo per non rispettarci come persone senzienti e capaci di sentimenti, arrivando alla velata se non palese offesa del nostro interlocutore.

 

Così alle certezze si sono sostituiti le variabili, ai dati scientifici le opinioni personali; insomma siamo passati da un popolo di sessanta milioni di allenatori del pallone o nel pallone a sessanta milioni di medici e virologi senza capire che al limite possiamo essere stregoni dei fornelli.

Tutto questo in un caos generale e generico di cambiamenti direi epocali.

Di quel che succede in casa altrui, delle azioni degli altri schieramenti politici poco mi interessa se non nella misura in cui intaccano o vorrebbero attaccare la mia posizione ideologica; molto più mi interessa dei contrasti fra chi la pensa come me, fosse anche solo nelle idee di fondo di una sinistra radicale, ecosocialista e schiettamente schierata in difesa degli ultimi, senza distinzioni.

A costoro chiedo un attimo di respiro: prendiamo fiato tutti e prima di giudicare domandiamoci se siamo veramente e sinceramente democratici anzi ancor di più: davvero ed effettivamente tolleranti.

Ci troviamo in un mondo o meglio in una fase storica in cui le posizioni devono essere estreme: o con me o contro di me, il tutto contornato da una propaganda che ogni giorno ci illustra la bellezza della varietà propinandoci l’omologazione, ci informa sull’importanza della tolleranza inculcandoci il pensiero unico ed esalta la possibilità di pensarla come si vuole purché la si pensi come comanda.

In questo modo di incedere credo ancora che l’unica via sia quella di “cambiare lo stato di cose presenti” trovando inseme la giusta via per salvare il mondo, per salvare l’essere umano, per salvare l’umanità che è in noi; prima che sia troppo tardi ammesso che non sia già troppo tardi.

You have no rights to post comments

Powered by OrdaSoft!