In questa nostra Italietta fatta di politici al limite tra lo squallido, l’impresentabile e lo schifo o meglio di appartenenti alle precise categorie elencate; capita sempre più spesso che si rimpianga il passato

Ad essere sincero è capitato anche a me ma da un punto di vista diverso e forse anche singolare.

La maggior parte della gente rimpiange i governanti del passato, i vari De Mita, come dice una canzone, ieri; i vari Conte oggi; ma poco tange.

Personalmente il mio rimpianto del passato riguarda la capacità di organizzazione dei partiti (dalla parte di ...) cioè quelle organizzazioni alle quali si aderiva liberamente ma che una volta dentro indirizzavano verso la coerenza: ogni scelta veniva fatta sulla scorta delle idee di base o ideologie seguite dal partito.

Mi si dice che in quel sistema veniva poco garantita la governabilità, cioè quella capacità per una compagine parlamentare – ed è bene ricordare sempre che il nostro sistema Costituzionale si regge sulla rappresentanza del Popolo in Parlamento – di portare a compimento il proprio programma. Rispondo ricordando che quel sistema tanto vituperato ha portato una Nazione (sempre che di vera Nazione si possa parlare per l’Italia) da sconfitta in un conflitto mondiale a potenza industriale ed economica e questo malgrado ci siamo "confrontati" con colossi ben più grandi di noi sia per estensione territoriale che per popolazione.

Scartata quindi la necessità di una governabilità di fatto non garantita dai nuovi sistemi elettorali che premiano false maggioranze ed hanno di fatto cancellato l’opposizione e quindi la proposta alternativa; direi che i motivi di tanto astio nei confronti di sistemi passati sia dovuto ad altro, ma non divaghiamo.

Torniamo al punto di partenza: la richiesta di rivolere indietro governanti del passato spesso recente.

Orbene credo che sia necessario oggi guardare invece al futuro per non ritrovarci fra qualche anno a rimpiangere questo governo.

Il rischio oggi è anche un altro: quello di non avere più la possibilità di giudicare, di pensare, di dissentire.

Quello che è stato il grande vecchio del passato, il pensiero unico, oggi entra sempre più nelle teste di ciascuno di noi.

Si diceva un tempo che la fame avrebbe portato la rivoluzione anche nelle teste di legno e per rimediare a questo pericolo – invero mai fattivamente concreto nel nostro (Bel)Paese – ci si inventa guerre tra poveri che finiscono per vincere come sempre i ricchi, avversari inesistenti (e la diatriba vax/novax ne è un folgorante esempio), colpevoli per sentenza emessa dai “so tutto io” di turno.

Così aumenta il mio timore per un cambiamento epocale.

No, non temo la rivoluzione (che preferirei culturale piuttosto che armata); ho timore invece dell’obnubilamento delle coscienze e di tutto il libero pensiero.

Quindi torno a chiedervi di pensare: liberamente, fuori dagli schemi, secondo il vostro libero convincimento.

Soprattutto siate capaci di pensare al futuro, di sognare come vorreste la società di domani; per voi e per tutti gli altri.

Grazie.

 

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