Green pass e Costituzione.

È risaputo, La questione del green pass (perché non usare l’italiano lasciapassare?) coinvolge diritti fondamentali, e si inserisce in un contesto in continua evoluzione e in un orizzonte dove i rapporti di forza e le decisioni politiche rispondono più a razionalità economiche.

Mai dimenticare quest’ultimo particolare, governare vuol anche significare prendere decisioni. A favore di chi è un altro discorso.

In ogni ragionamento, Gramsci, ci ha insegnato che bisogna tener conto della realtà e solo conoscendo la realtà si può modificare.

Il ragionamento seguente cerca di tenere insieme la realtà, il quadro costituzionale e la critica del presente.

La realtà è quella di una pandemia, riconosciuta sia dall’Oms, sia dai vari enti europei e mondiali. Con la presenza, e questa è una fortuna, di vari tipi di vaccini, approvati da organismi pubblici nazionali e sovranazionali, fondamentali per affrontarla.

In futuro, come già è accaduto per altre epidemie, l’epidemia sarà sconfitta, si troveranno delle cure, nonché altre soluzioni rispetto ai vaccini, ciò non di meno – almeno per ora – i dati di fatto sono questi.

Veniamo alla la Costituzione vigente la quale, insegna, in primo luogo, a tenere conto della realtà per trasformarla (articolo 3), specificando al comma 2° che: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, sempre la Carta costituzionale prevede la possibilità, e in quali momenti ricorrono interesse dell’individuo e interesse della collettività, il legislatore stabilisca l’obbligatorietà di un trattamento sanitario, salvaguardando in ogni caso i limiti imposti dal rispetto della persona umana (articolo 32).

Il quale recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

E qui nasce il problema dei DPCM hanno o no la forza di legge? La risposta è sì perché essi sono emanati in forza di un Decreto legge.

È una previsione coerente con l’impianto della nostra Costituzione, la quale, coniuga il riconoscimento dei sia i “diritti inviolabili” con l’adempimento dei «doveri inderogabili» di solidarietà (articolo 2) poiché la persona non è una entità unitaria, semplice, indivisibile isolata (monade), invece, è incastrata in una rete di relazioni sociali (detto altrimenti: non siamo soli), siamo parte di una comunità. Senza evocare in alcun modo il “cittadino totale” e lo “stato totale” (Bobbio), questo significa immaginare un percorso di emancipazione insieme personale e collettiva, che tiene in conto il pieno sviluppo della persona e insieme quello della società alla quale partecipa e, nella prospettiva dell’eguaglianza sostanziale (il 2 comma dell’art. 3, di cui parlavamo prima), dedica particolare attenzione a chi si trova in condizione di bisogno e di fragilità.

In altri termini possiamo dire che, le libertà non sono mai assolute (e qui ci viene incontro Voltaire con il suo “Trattato sulla tolleranza”), e incontrano un inevitabile bilanciamento con altri diritti e/o con i diritti degli altri. Detto anche principio di ragionevolezza.

Esemplificando tutti, più o meno abbiamo la patente eppure per guidare un autobus occorre una patente specifica.

Vale a dire questi principi esposti costituiscono l’orizzonte di riferimento anche per le limitazioni introdotte con il lasciapassare o green pass, che dir si voglia e trovano quindi un puntuale fondamento costituzionale in norme come l’articolo 16. “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche

Ritenere il green pass o l’obbligo vaccinale, alla luce della situazione attuale è null’altro che nutrire fiducia nella scienza (pur intendendo che non può fornire certezze infrangibili), legittimi, in quanto ragionevoli e proporzionati, rispetto alle previsioni costituzionali e al bilanciamento fra i vari diritti.

Questo non vuol significare che non ci sia ancora la necessità di lottare (oggi con la pandemia più di ieri) contro la demolizione, la regionalizzazione, e privatizzazione della sanità, così come lottare contro i tagli all’istruzione e la sua aziendalizzazione. Lottare contro, in altre parole al modello di capitalismo spregiudicato Gallino l’ha chiamato Finanzcapitalismo responsabile di devastazioni sociali e ambientali (incluso il legame con le epidemie), contro le diseguaglianze globali, in primis quelle sulle vaccinazioni.

Limitare la propria libertà, adempiere a doveri nei confronti degli altri, non è un assoggettamento passivo ad una immaginata dittatura sanitaria, invece è una rivendicazione di un modo di vivere radicalmente opposto rispetto alla libertà assoluta un po’ infantile ed egoista.

 

Questo (pur restando con una continua azione di vigilanza e di critica) nella consapevolezza sia che i fatti possono mutare sia che esiste una tendenza alla normalizzazione dell’emergenza, la quale, va combattuta; e, questo non implica affatto, la libertà di manifestazione del pensiero, di critica, di obiezione, la quale per non perdere efficace, deve rifiutare spiriti di crociata e criminalizzazioni (funzionali ad un sistema che tende a scaricare sul nemico di turno la rabbia legata alle diseguaglianze).

Infine, un ultimo appunto: green pass oppure obbligo vaccinale?

Il green pass esprime un approccio persuasivo, che richiama l’osservanza al diritto, una cittadinanza consapevole, mentre l’obbligo un atteggiamento impositivo, l’obbedienza al diritto, una infantilizzazione della cittadinanza?

È lecito avere qualche dubbio: lungi dal voler sostenere in alcun modo un “diritto autoritario”, tuttavia il green pass scarica il peso sui singoli, senza un’assunzione politica di responsabilità; per tacere delle mistificazioni che si occultano dietro la «raccomandazione» o l’obbligo mascherato, così come nell’uso pastorale del potere e nella visione di una libertà senza limiti e di una società atomistica.

Resta, certamente, che l’obbligo in nome della solidarietà non crea magicamente una società solidale, ma leggerlo in questa prospettiva può essere un piccolo passo per costruirla.

13 ottobre 2021

Antonio Cormano

 

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