SOCIALISMO O BARBARIE
Ieri sono stata all’incontro sui riders al circolo Che Guevara a Roma. L’incontro era molto interessante e davvero ben organizzato, ma mi ha stupito che quasi tutti i rappresentanti delle varie forze della sinistra che si erano espressi sull’argomento, idealizzano ancora il proletariato. Capisco che la cosa è partita da Marx che per noi comunisti è come un profeta, ma forse non ci si rende conto dei mutamenti sociali. Già il proletario stesso nel suo significato originale è una figura praticamente scomparsa dalla scena politica occidentale. Certo ci sono gli stranieri, ma, uno, è da discutere se sono proletari o sottoproletari, e due, loro sono pochi e non votano, per cui finché erano solo loro, la cosa andava bene un po’ a tutti. Ora a causa della crisi economica e soprattutto a causa del Covid, stanno riapparendo dei disperati anche tra i cittadini occidentali. Io che sono internazionalista, dico PER FORTUNA, finalmente gli occidentali sentiranno sulla propria pelle quello che provano gli stranieri e non si potrà nemmeno dire loro “SE NON TI PIACE, TORNATI A CASA TUA”. Ma nonostante questo non idealizzo il proletariato, ne il vecchio, ne tanto meno quello nuovo. Se ai tempi di Marx il proletario almeno era “vergine”, non conosceva cioè il benessere e per questo si differenziava anche psicologicamente dalle altre classi, oggi siamo tutti uguali, nessuno è migliore. Non è il segreto per nessuno che la classe operaia occidentale oggi vota a destra. Questo perché “a sinistra” ormai c’è poco da spartire, molte aziende medio-piccole, che in Italia sono la maggioranza, stentano a sopravvivere. E la “classe operaia” è ormai pragmatica e egoista non meno dei “padroni”. Sogno ad occhi aperti la propaganda comunista che tramite la scuola e i media inculca a tutto il popolo la cultura e i valori umanitari. Ma si sa, chi predica bene, spesso razzola male, sia si tratti della Chiesa di stato o del Partito di stato. E allora ci dobbiamo rassegnare al liberismo come l’unica strada possibile? Certo che no! La società introdotta dalla Rivoluzione francese sembra libera nella sua fase espansiva, ma prima o poi arriva al punto di partenza: ai sempre più ricchi che non vogliono mollare i loro privilegi e ai poveri incazzati con loro. E così può andare all’infinito (o più probabilmente fino alla fine del mondo, visto gli effetti collaterali del capitalismo), se non si capirà che l’unica strada giusta non è quella della lotta tra le classi, ma quella del Bene comune (e cioè la scelta consapevole e pacifica del comunismo). In fin dei conti, nella società abbastanza democratica come la nostra, i potenti esistono solo perché esistono i loro sostenitori.
24/06/2021

Irina Brashchayko

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