VERSO LA SOCIETÀ PIÙ GIUSTA
La nostra natura è egoista, perché siamo parte della natura. La natura è egoista perché è viva e cioè tende ad espandersi finché non trova un limite incavalcabile oppure finche non esaurisce le proprie energie, e poiché la natura non possiede la coscienza, si regola con i rapporti di forza.
Gli esseri umani sono parte della natura, ma possiedono anche la coscienza, per cui, potenzialmente, sono in grado di regolarsi pacificamente. È il sogno anarchico una società di individui coscienti e liberi che si autogestiscono pacificamente. Ma la nostra realtà è ancora molto lontana da questo sogno. Inoltre, gli individui, anche quando fanno parte della stessa comunità, non possiedono lo stesso livello di coscienza. Il grado più alto della coscienza umana è riconoscere se stesso nell’altro e cioè “amare gli altri come se stessi “. Non si tratta dell’amore sentimentale, ma del semplice riconoscimento che tutti gli esseri umani, anche quelli che vivono negli altri paesi, hanno i nostri stessi diritti. Da questa consapevolezza, se fosse diffusa, non potrebbe che nascere un mondo giusto. Ma accanto alle coscienze alte convivono ancora le coscienze molto basse, ancora abituate a gestirsi con i rapporti di forza. Se le dimostrazioni di forza fisica sono ormai quasi universalmente condannate, sopravvivono però le umiliazioni più sottili, quelli basati sulla superiorità economica o intellettuale. Ed è questa la differenza tra la democrazia borghese, che permette queste più sottili dimostrazioni di forza, e la democrazia comunista, che cerca di sradicarle. Ma una rivoluzione che cerca di sradicare la violenza con la stessa violenza ritornerà inevitabilmente al punto di partenza.
In una società veramente giusta ogni individuo deve avere lo stesso spazio e le stesse possibilità per espandersi (realizzarsi). A questa società si arriva con la coscienza che i conflitti non convengono a nessuno perché sono distruttivi e dalla consapevolezza degli umili di essere uguali ai potenti, dalla quale scaturisce una ribellione più o meno pacifica e la pretesa degli stessi diritti. Tutto questo (anche se i nostri diritti sono spesso solo formali) è già successo in occidente. Ora possiamo aspettare che si ribellino (contro di noi) i poveri del "terzo mondo" oppure riconoscere a loro i nostri stessi diritti.
11 dicembre 2020
Iryna Brashchayko

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