Partiti e personalismi
Non bisogna aspettare che lo faccia Conte il partito personale privo di “visione”. I partiti personali, in Italia, sono nati col maggioritario. Il primo è stato Segni, ma da allora la lista dei partiti con il nome del personaggio nel simbolo è stata lunga. Da allora viene propagandato il modello anglosassone. I due partitoni dentro i quali c’è di tutto e dentro i quali si affermano i singoli personaggi.
“personalizzazione della politica”. Con quella operazione si vollero, oggi si direbbe “rottamare”, i vecchi partiti di quello che allora si chiamava “prima repubblica”. Partiti che portavano alle urne il 90-95% di elettori e che si caratterizzavano per una loro visione della società e per il loro collocamento ideologico.
Ribadisco che tante cose di cui si parla oggi, e che sembrano un fenomeno odierno, sono cose costruite e volute allora. E lo scioglimento di un partito che superava il 30%, il vecchio PCI, contestuale alla condanna all’oblio di tutta la sua tradizione “di classe”, fù centrale in questo cambiamento, così come la fine di un partito che, essendo “confessionale” anch’esso propugnava una visione della società diversa e concorrente, ma che era appunto una visione.
Allora i “rottamatori” del PCI, insieme ai rottamatori della DC progettarono insieme il Partito Democratico, di cui già allora parlava Pannella, sulle orme del Partito Democratico americano e del partito Labourista inglese, che rispecchiavano, nel loro progetto, modelli di partito senza visione. Perché erano partiti che davano per scontato lo status quo e servivano solo a gestirlo. Non avevano progetti di cambiamento di futuri diversi, ma solo la gestione del presente. Per questo erano e sono partiti senza “visione”.
13/10/2020
Gaetano Piazza

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