LA LUNGA MARCIA

Non c’entra niente l’avventura di Mao Tse Tung nella lontana Cina nel corso degli anni ’40 per conquistare il potere.

La lunga marcia italiana é, invece, quella che la borghesia italiana ha intrapreso dagli anni ’80 per espropriare il popolo, in greco demos da cui democrazia, di diritti, di stato sociale, di potere di acquisto, di diritti civili persino, quindi in buona sostanza di potere. Perchè potere non è una possibilità astratta ma la capacità per il popolo di godere della ricchezza e del benessere di una società. La fase di maggiore benessere raggiunto dai ceti popolari risale alla seconda metà degli anni ’70, quando erano vigenti, ad esempio, lo Statuto dei Lavoratori, la sanità pubblica e gratuita fondata sulla prevenzione, sul controllo sociale nell’assunzione dei lavoratori attraverso gli uffici di collocamento, sull’accentuazione delle forme di democrazia decentrata, sul sitema elettorale proporzionale puro etc.

Il percorso verso l’esproprio totale di potere del popolo ha trovato i suoi momenti apicali a partire dagli anni ’90 quando fu portato a termine l’eliminazione della scala mobile per lavoratori dipendenti e pensionati (la parte più debole del popolo), fu introdotto il sistema maggioritario, furono attuate le varie riforme fiscali che hanno abbassato le imposte ai ricchi e le hanno aumentato ai ceti più deboli, specie al ceto medio, hanno visto la realizzazione delle privatizzazioni dei beni comuni che hanno trasferito ricchezza dal basso della piramide sociale – ceti popolari – verso l’apice di essa – ceti borghesi.

In questo momento, tanto per citare un solo esempio reale presente nel nostro territorio, l’acqua gestita gestita dal privato costa al cittadino il doppio ed anche il triplo rispetto a quanto la paga un cittadino fornito dal pubblico. Questo lungo processo di esproprio capitalistico di riccheza a danno dei ceti popolari é stato accompagnato da vari tentativi di scardinare la natura sociale e democratica della nostra Costituzione attraverso interventi vari tesi a snaturarla, proprio per soddisfare gli appetiti mai sopiti del capitale, soprattutto finanziario. Finora il popolo é riuscito a rintuzzare questa aggressione contro di esso tutte le volte che i tentativi di svuotare la Costituzione della sua natura, la speranza é che esso riesca anche stavolta a stoppare l’aggressione contro di essa orchestrata dalla casta politica, asservita alla casta economica finanziaria nazionale ed internazionale.

È auspicabile che il popolo colga il vero intento di costoro, vale a dire quello di depotenziare anche la carica democratica della principale istituzione elettiva, il parlamento nazionale, dopo che hanno già aggredito e distrutto la democrazia elettiva periferica, col potenziamento del sistema maggioritario esteso dall’originario tetto di 5000 abitanti all’attuale 15000 abitanti, la riduzione del numero di consiglieri comunali e regionali ed addirittura L’ELIMINAZIONE DEI CONSIGLIERI PROVINCIALI.

Chiunque abbia occhi per vedere e cervello per capire si rende conto che tutti questi tagli non hanno ridotto nè i costi nè la corruzione della politica, che anzi é aumentata.

Questo referendum é parente stretto di quell’altro che nel 2016 Renzi ci voleva rifilare, proprio come risposta alle pressioni del capitale finanziario multinazionale, incarnato in modo sfacciato e prepotente dalla banca di affari J.P Morgan che disse chiaramente che la nostra Costituzione si doveva modificare perchè troppo democratica e contemplava troppi diritti per i lavoratori. Stavolta i padroni mondiali non si pronunciano apertamente, visto l’effetto boomerang prodotto dalla loro intromissione nel 2016, ma l’intelligenza dei cittadini – se riesce a fuggire alla manipolazione mediatica – il 20 settembre dovrebbe respingere l’attacco con un NO massiccio e consapevole.

09/09/2020

Vincenzo Lombardo


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