Giorno 7 (agosto 2020, ndr) farò un nuovo comizio questa volta al porto vecchio se mi daranno l'autorizzazione.

Invito tutti coloro che vogliono fare qualcosa a partecipare.

Entro domani vi daro' maggiori dettagli su questo.

È bene ribadire che le mie posizioni maturano da un'analisi storico politica e che il problema non sono i migranti.

Chi pensa che la soluzione sia quella del settembre 2011 fa il gioco di chi provoca emergenze per ricevere più soldi e potere, proprio come nel 2011. Ci vogliono portare a questo e faranno di tutto.

Non so se alcuni hanno ascoltato e letto quanto scritto e detto rispetto a questo argomento, se non sono stato in grado io di spiegare bene o altri a non essere stati attenti. In generale alcuni hanno fatto finta di non capire, altri non hanno capito e altri ancora strumentalizzano, da una parte e dall'altra.

Cerco di riassumere:

prima di tutto va detto che la richiesta della chiusura del centro per migranti di Lampedusa è accompagnata alla richiesta di un trasferimento in sicurezza e immediato a terra ferma delle persone migranti senza passare dall'isola. Qui entra in gioco la volontà politica di farlo oppure no. Nei documenti e nei comizi ho fatto alcuni esempi in cui l'isola non è stata utilizzata momentaneamente come piattaforma per le migrazioni, nonostante in Italia continuassero gli arrivi di persone migranti. Il punto è che non vi è la volontà di chiudere l'hotspot a Lampedusa e di conseguenza non vi è la volontà di trasferire direttamente a terra ferma le persone in arrivo. Cosi come non c'è la volontà di andare alla radice del problema e agire sulle cause che generano le migrazioni.

Dalla ricerca di un lavoro, alle guerre, al continuo latrocinio di materie prime dei paesi di provenienza dei migranti, alla destabilizzazione delle aree in questione.

Inoltre va ribadito che il centro per migranti sull'isola è stato imposto in maniera dittatoriale andando contro ogni spirito democratico e alle decisioni del Consiglio Comunale e della volontà della stragrande maggioranza degli isolani.

Ma la differenza sostanziale nella lettura di ciò che accade rispetto alle migrazioni è che una parte, sempre più minoritaria ma funzionale alla logica emergenziale e di sfruttamento (a volte in buona fede altre volte no) afferma che le migrazioni siano qualcosa che non si può fermare, quasi un dato naturale e che sia la posizione dell'isola ad averla “condannata” al suo destino.

Ricordo che se parliamo di geografia e distanze è Pantelleria ad essere più vicina alle coste tunisine, ma la geografia è un atto politico, non è un mero calcolo delle distanze. Sono gli interessi politici/economici a determinare confini e a modificare le cartine geografiche e l'utilizzo dei territori. Basta guardare alla conferenza di Berlino per avere un esempio chiarissimo di come il colonialismo abbia generato la geografia e piegato le distanze e i processi sociali alle esigenze del capitalismo “occidentale”.

Nella mia lettura cerco di rintracciare i dati politici e storici da cui si evince che siano le leggi e le politiche, espressioni di interessi di pochi, ad avere in generale provocato le migrazioni di massa e in particolare rendere Lampedusa una piattaforma militarizzata per la gestione delle migrazioni. Inoltre ho tracciato più di una volta la relazione tra le migrazioni e il processo di accumulazione di capitale che ha portato ad avere oggi 2.153 persone che detengono una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1% allo stesso tempo l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone (dati de rapporto Oxfam 2020)

Questo processo si è accompagnato allo smantellamento dei diritti, dei salari e dei servizi per i lavoratori. Le migrazioni come le conosciamo fanno parte di questo processo e chi vuole sminuirle ad una questione umanitaria o morale senza prendere atto di questi passaggi, non fa altro che alimentare questo processo.
Dal 1986 con il WTO (organizzazione del commercio mondiale) si delineano all'interno della liberalizzazione del commercio mondiale, la cosi detta globalizzazione, le leggi per la mobilità dei lavoratori. In Europa con lo spazio di Schengen e il Mercato Interno Europeo si recepisce la volontà dei capitalisti e l'Italia a sua volta procede a soddisfare queste esigenze.

In definitiva l’accordo di Schengen è uno dei passaggi necessari affinché il capitale internazionale si unisca e si concentri in poche mani e la classe dei lavoratori si disgreghi e si “atomizzi” divenendo mobile nel caso dei lavoratori “interni” e “migrante” nel caso dei lavoratori “esterni”.

Come affermano i professori Vasapollo e Arriola in L’uomo precario. Nel disordine globale: «In Europa i lavoratori migranti sono necessari per costituire l’esercito industriale di riserva.

Mantenendo un livello di disoccupazione che faciliti l’imposizione delle condizioni del capitale nel processo di lavoro. Altra funzione che esercitano è di lavorare a bassi salari e nella produzione di beni di consumo di massa, rendendo più economico il costo di riproduzione della forza-lavoro; ciò permette di ridurre la parte del valore che si paga in forma di salari all’insieme dei lavoratori».

Questo processo si è accompagnato alla criminalizzazione dei migranti e alla contrapposizione tra lavoratori comunitari ed extracomunitari.

Faccio solo pochi esempi per non far diventare questo post più lungo di quello che è, per dimostrare come siano state le leggi fatte e la presenza del centro per migranti ad aver fatto aumentare i numeri dei migranti sull'isola e non il contrario.


La legge Martelli (legge 28 febbraio 1990, n. 39) è la prima legge italiana che regola l’immigrazione in maniera organica, legge che è condizione necessaria affinché l’Italia possa entrare nell’area Schengen, entrata che avverrà Il 27 novembre 1990 dopo la firma della Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schengen (19 giugno 1990).

Sottolineiamo l'effetto della legge Martelli che ritengo fondamentale:
“la permanenza dello straniero sul territorio italiano viene subordinata al rilascio di un permesso di soggiorno da parte della questura o del commissariato di Pubblica sicurezza territorialmente competente che indica il motivo della permanenza, dal quale dipende la durata stessa del permesso che va da un minimo di tre mesi a un massimo di due anni.” Fino ad allora bastava un passaporto rilasciato dal paese di provenienza per entrare regolarmente in Italia

“ [...] va rilevato che se quegli stessi migranti i quali scelgono di imbarcarsi (irregolarmente) alla volta di Lampedusa non fossero sottoposti all'obbligo di visto, essi potrebbero, in molti casi, viaggiare regolarmente con il passaporto [...] Con regolari mezzi di linea, a prezzi più convenienti, in tempi molto più brevi e in relativa sicurezza. Prenderebbe, dai porti africani, un traghetto per Trapani o per Civitavecchia, per Marsiglia o per Valencia. O prenderebbe un aereo per Roma o per
Parigi, per Londra o per Madrid. In ogni caso non passerebbe per Lampedusa.”
(Cuttitta P. – Lo spettacolo del confine. Lampedusa tra produzione e messa in scena della frontiera. – Mimemis Edizioni.)

Nel 2002 La legge 189/02 (Bossi Fini) modifica in molte parti la legge Turco – Napolitano del 1998 rendendo più duri alcuni provvedimenti.

Avviene il passaggio di gestione del CPT di Lampedusa dalla Croce Rossa alla confraternita della Misericordia. Nel centro adesso opera personale stipendiato, e il Ministero dell’Interno eroga all’ente gestore una determinata cifra per ogni giorno di permanenza di ogni ospite.

Il personale operante nel centro resta lo stesso, in realtà molti operatori sapevano da tempo che sarebbero passati da una condizione di “volontari” ad una condizione di “lavoratori”.
Il governo italiano vuole usare Lampedusa come luogo in cui concentrare i “migranti” e da dove vuole praticare i rimpatri, l’UE vuole definire a Lampedusa uno dei punti essenziali della frontiera Europea, la Misericordia ha tutto l’interesse di avere più persone possibili all’interno del centro e così si verifica un aumento impressionante delle presenze di “migranti” a Lampedusa.

Si passa da 923 persone arrivate nel 2001 a 9669 nel 2002

La maggior parte delle persone “migranti” che arrivano a Lampedusa vengono prelevate a poche miglia dalla Libia e portate sull’isola dal dispositivo militare/navale

Nel 2007 con decreto ministeriale, il centro diventa un CPSA (centro di primo soccorso e accoglienza) e la gestione passa dalle Misericordie alla cooperativa “Lampedusa accoglienza”, dove convergono la cooperativa Blu coop di Agrigento e la cooperativa SISIFO di Palermo.

Si trattava di una struttura di 381 posti, estensibili all’occorrenza a 804, che andava a ampliare la “capienza” dell’isola rispetto al vecchio CPTA, di soli 186 posti.

Nel 2008 si assiste ad un aumento degli arrivi a Lampedusa i dati ufficiali parlano di 30.657 persone.

L'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni (Lega), dispose il blocco dei trasferimenti di migranti dall'isola alla terraferma, eccetto che per donne e minori, causando il collasso della struttura di accoglienza. All’epoca il centro di Contrada Imbriacola arrivò a contenere quasi 2000 persone.

CHIUDERE L'HOTSPOT

REGOLARIZZARE I VIAGGI

SMILITARIZZARE L'ISOLA

AGIRE SULLE CAUSE CHE GENERANO LE MIGRAZIONI

UNIRE I LAVORATORI

Giacomo Sferlazzo

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