Discorso agli umani

Cari fratelli e sorelle,

siamo in pochi, ma nonostante questo, e proprio per questo, possiamo essere fieri di noi.

Da quando abbiamo conosciuto la differenza tra il bene e il male non possiamo più vivere come animali, siamo destinati a trovare un equilibrio nostro. La strada verso questo equilibrio non è tracciata, ma, nel nostro profondo, sappiamo tutti dove andare. Ci sentiamo spesso soli, ma se gli altri scompariranno nel nulla (ed è peccato), noi ci ritroveremo tutti nell'amore universale. E lo rafforzeremo sempre di più.

Come ha già detto Fichte, il fondamento vero e proprio della distinzione sta qui: “se si crede in qualcosa di assolutamente primo e originale, nell’uomo stesso, nella libertà, nella migliorabilità infinita, nell’eterno progredire della nostra specie è umano. Tutti coloro che si rassegnano a essere un che di secondario e di derivato, e si riconoscono e si comprendono manifestamente così, essi sono un’appendice della vita; considerati come popolo, sono fuori dal popolo originario degli esseri umani, e per esso estranei, e stranieri. Grazie alla resistenza degli esseri umani [della resistenza nostra] sta venendo alla luce qualcosa di originale che si rivela una forza creatrice del nuovo. Chiunque creda nell’umanità e nella sua continua formazione mediante la libertà, ovunque sia nato e qualunque lingua parli, è della nostra specie, ci appartiene e si unirà a noi. Chiunque creda nella stasi, nel regresso e nella danza circolare, o addirittura ponga al timone del governo del mondo una natura morta, costui, ovunque sia nato e qualunque lingua parli, è per noi un estraneo, ed è auspicabile che si separi completamente da noi, quanto prima, tanto meglio.”

Così la scelta tra essere UMANI e partecipare all’ingresso dell’umanità nel nuovo stadio della storia, o essere STRANIERI e fermarsi nello stadio della “completa peccaminosità”, si completa come scelta tra essere idealisti o essere realisti e dogmatici.

12 Louglio 2020

Irina Brashchayko

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