A me la questione morale piace con le sarde

Scoppia uno scandalo giudiziario ed ecco che sbuca, puntualmente, la questione morale. Come le lumache dopo un’intensa giornata di pioggia.

Ed improvvisamente se ne riempiono la bocca personaggi di ogni tipo: politici di vecchio e di nuovo corso (a volte coincidono), frequentatori di partiti a vario titolo, gente coinvolta direttamente o indirettamente da altre inchieste, macchinisti, fuochisti e uomini di fatica (come esclamerebbe il Principe De Curtis). E forse anche le lumache.

Se la vendetta è un piatto che va servito freddo, la questione morale andrebbe consumata sul posto, prima che si intiepidisca. Invece viene riproposta come la minestra del giorno prima, triste, quasi insapore, da improvvisati Master–Chef che brandiscono la retorica della propaganda o, peggio, che tentano un triplo salto carpiato di sconcertante illibatezza.

Uno spettacolo deprimente che trova il suo proscenio e la sua platea tra le righe dei social network. La questione morale dovrebbe essere presa sul serio, soprattutto da noi comuni mortali che continuiamo a credere alle suadenti affabulazioni di quanti invadono il terreno della politica tra luci ed ombre, tra raccapriccianti telefonate ai mafiosi di turno ed eletti che avrebbero ricevuto voti della criminalità.

Più passa il tempo e più cadiamo in basso. Se potesse ascoltarci, chi lo spiegherebbe a Berlinguer che l’ennesimo dibattito sulla questione morale è scaturito da un’inchiesta sui parcheggi?

Certo, poteva andare peggio: potevano essere cessi a gettone.

E allora diciamolo: la questione morale è un piatto che scotta, su cui soffiano in tanti, troppi, fino a ridurla ad un modesto consommé da rifilare come baluardo della novelle cuisine dopo un provvedimento giudiziario.

A dir la verità, non sono un grande estimatore di questa novelle cuisine. Anzi, sapete cosa vi dico?A me la questione morale piace con le sarde.

09 Luglio 2020

Danilo Orlando


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