La cosiddetta “sinistra patriottica”

Su un giornale che si fa portavoce della cosiddetta “sinistra patriottica” leggo a proposito del contrasto operato contro la presenza della casa editrice neofascista Altaforte “che si tratta di una sciatta operazione di censura politica e ideologica, compiuta in nome dell’antifascismo di regime (???) risoltasi in uno spettacolare spot a favore di una minuscola casa editrice”.

Si afferma che “dalle parti della sinistra radicale si esulta per l’atto censorio, a dimostrazione che essa (addirittura) va a rimorchio del potere neoliberista ed ha perso ogni barlume di autonomia.

Fiancheggiare l’antifascismo del regime liberal–liberista, apparire come collusi con esso, non solo è un modo sbagliato di fare antifascismo, è molto peggio, significa spianare la strada alla crescita dei neofascisti, che ogni volta che simili sodalizi si manifestano, vanno infatti in brodo di giuggiole.

Andare a rimorchio dell’élite di regime significa di fatto agire da fiancheggiatori dei neofascisti“.

Gli antifascisti di sinistra, secondo i social–patriottici sarebbero caduti in un tranello anche a Casal Bruciato per via dell’assegnazione “regolare” di una casa ad una famiglia italiana di etnia Rom, provvedimento che ha scatenato l’ira degli abitanti del quartiere e ha offerto l’opportunità ai neofascisti di Casa Pound di “mettere il cappello“ sulla protesta.

“Queste pratiche non servono a costruire un blocco popolare rivoluzionario, perché fanno il verso all’accoglientismo incondizionato, alle élite dominanti e aiutano proprio i neofascisti a spacciarsi come i campioni degli italiani”.

Insomma “una sinistra seria e rivoluzionaria dovrebbe rimettere piede in queste periferie e riconnettersi con le classi popolari. Ma questo non sarà mai praticamente possibile se non ci si sbarazza di una politica che considera più importanti i diritti individuali rispetto a quelli sociali e di classe; di idee cosmopolitiche e borghesi riassunte in slogan fricchettoni come “Italia meticcia”; della vera e propria idiosincrasia verso la sovranità nazionale; della attenzione esclusiva alle minoranze d’ogni tipo (sessuali, etniche ecc.); dell’apologia dell’immigrazione irregolare; della parallela sordità assoluta verso il comune sentire popolare (ci risiamo col senso comune che però non è buon senso) che l’immigrazione fuori controllo è inaccettabile; della condanna senza appello di questo comune sentire come razzismo”.

Sono considerazioni che meritano attenzione non tanto perché vengono espresse da un gruppo “ultraminoritario” che si limita a promuovere convegni (altro che presenza nelle disperate periferie) ma perché corrispondono ad “un punto di vista“ che ha un suo spazio anche a sinistra.

Per non parlare di quello che si trova nel (né di destra né di sinistra) M5 stelle.

Naturalmente io di questa “analisi“ non condivido quasi niente, soprattutto perché porta a concludere che i Movimenti fascistoidi rappresenterebbero un pericolo minore rispetto a quello rappresentato dal “Sistema“.

Come a dire che la sinistra di fronte ai violenti rigurgiti e alla propaganda neofascista non dovrebbe reagire ma trincerarsi nell’inerzia.

Lasciamo scorrazzare i neofascisti, in fondo si tratta solo di folclore.

Neanche per idea, l’antifascismo militante va incoraggiato e sostenuto ovunque si manifesti, altro che antifascismo ingiusto.

10/05/2019

Carmine Scarf

 

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